Oggi vorrei provare a scrivere e raccontarvi, dopo avere metabolizzato, la magnifica esperienza vissuta nei giorni scorsi, dal 22 al 25 maggio 2022, durante lo stage in Champagne. Scrivo oggi proprio perché ho riacquisito la lucidità per parlarne.
E’ stato un viaggio veramente emozionante e sorprendente perché ci siamo ritrovati in sei, totalmente sconosciuti, ma con la consapevolezza comune di avere una grandissima opportunità. L’entusiasmo era alle stelle!
Il fatto di essere arrivati alla finale del Concorso di Miglior Enotecario d’Italia è un motivo di orgoglio per tutti, ma non ci siamo mai sentiti avversari, piuttosto colleghi legati da una grande passione comune. Il Concorso è diviso in due categorie: una rappresenta le bottiglierie classiche e l’altra le enoteche con mescita.
Ci siamo resi conto già dalla prima sera, quando siamo arrivati alle 23 a Epernay, che sarebbe stato qualcosa di unico. Notoriamente in quelle zone è difficile trovare un locale aperto per mangiare a quell’ora e, spesso, non si vede nessuno in giro.
Invece ci stava aspettando una bella accoglienza in un piccolo wine bar, che una volta era un vecchio garage, proprio sulla Avenue de Champagne, patrimonio mondiale Unesco insieme alle sottostanti gallerie di gesso, che ospitano milioni di bottiglie.
Un’emozione unica trovarsi subito vicino alla sede di Leclerc Briant, di fronte a Pol Roger, circondati dagli altri come De Venoge, Boizel, Moet & Chandon, Perrier Jouet.
Per cena buonissime baguette con selezione di formaggi locali e terrine di maiale e anatra, da leccarsi i baffi. Ovviamente il tutto accompagnato con i primi 3 Champagne assaggiati durante il viaggio.
Il giorno dopo eravamo tutti su di giri perché sapevamo di dover andare a trovare Anselme Selosse! La prima parte della mattina l’abbiamo trascorsa nella sede principale del Comitè Champagne, sponsor del Concorso e organizzatore di questo viaggio di studio. Qui abbiamo approfondito gli aspetti principali di cui si occupa questo organismo, nato in Francia nel 1941.
Personalmente posso dire di aver imparato tante cose, sia tecniche che filosofiche, che fanno capire come la Champagne sia a un altro livello. Come dicono loro, “il Comité interprofessionnel du vin de Champagne, che riunisce i vigneron e le maison di Champagne, opera a favore della vite e del vino, attraverso azioni economiche, tecniche, ambientali, di miglioramento qualitativo, di organizzazione della filiera, di comunicazione, di sviluppo della notorietà e di protezione della denominazione ovunque nel mondo”.
Poi siamo andati ad Avize, dove c’è la cantina e il ristorante di Selosse. Qui sembra di essere proprio a casa sua, con un ingresso, la sala da pranzo con i tavoli, i divani e vari oggetti di arredamento, più in là la cucina a vista.
Grandissima emozione dopo pranzo quando abbiamo visitato la cantina, guidati proprio da Anselme Selosse, capostipite della viticoltura biodinamica in Champagne e guida di tanti vigneron; una persona di grandissima cultura e con una energia contagiante. Ci ha raccontato tantissime cose, parlando di filosofia, di agricoltura e di piante, spiegando come lavora in vigna e in cantina. Camminando tra le botti dove invecchiano i vini base prima della spumantizzazione, abbiamo avuto modo di assaggiare 3 campioni da altrettanti botti, le quali rappresentano 3 diverse parcelle di sua proprietà. E poi ci ha fatto degustare tutti i suoi Champagne, spiegandoceli a modo suo.
Il pomeriggio è continuato con la visita a Boizel, cantina storica situata a Epernay. Nelle gallerie sotterranee abbiamo visto bottiglie molto vecchie, tra cui una del 1834, la seconda più antica attualmente presente in Champagne.
Si presume che la possano stappare per il loro 200° anniversario!
La degustazione degli Champagne Boizel è proseguita anche a cena, poiché siamo andati in un ristorante in centro, accompagnati proprio da M. Florent Roques-Boizel.
Il giorno dopo abbiamo cominciato subito con una visita ad un piccolo produttore emergente, Lacourte-Godbillon, che produce Champagne molto interessanti. Qui abbiamo anche scoperto che alcuni giovani vigneron, che si ispirano per il lavoro in vigna a Selosse, lo chiamano “Il Papa”.
Nel pomeriggio abbiamo approfondito la conoscenza dello Special Club e delle sue regole, mediante un pranzo alla Boutique Trésors de Champagne a Reims, con il proprietario dell’enoteca e due produttori che fanno parte del Club.
La giornata è finita alla grande, visitando le vigne e le cantine di Philipponat. Abbiamo avuto la grande opportunità di assaggiare delle strepitose etichette, fino ad arrivare al Clos des Goisses del 2000!
L’ultimo giorno siamo andati in visita alla cantina più antica della Champagne: la maison Ruinart. Le sue gallerie scavate nel gesso sono patrimonio dell’Unesco, arrivano fino a 38 metri di profondità e sono lunghe ben 8 km! Hanno avuto, tra l’altro, un ruolo fondamentale durante la seconda guerra mondiale, quando hanno ospitato la popolazione civile e l’hanno protetta dai bombardamenti tedeschi. L’esperienza è stata fenomenale perché abbiamo pranzato sontuosamente e abbiamo avuto l’opportunità di fare una bella degustazione con lo chef de cave Frédéric Panaiotis. Una cosa che non capita proprio tutti i giorni!
L’ultima tappa è stata dal vigneron Roger Coulon, che ci ha portato in cima alle sue vigne per capirne l’esposizione e la correlazione tra il suo paese Vrigny e gli altri della Montagne de Reims. Anche qui abbiamo trovato una persona veramente molto disponibile, che ci ha raccontato la sua filosofia produttiva e ci ha accompagnato nell’assaggio dei suoi vini, provenienti dalle diverse parcelle.
Posso dire, alla fine del viaggio, che siamo diventati un gruppo molto unito e già stiamo pensando a quando ci vedremo per il prossimo stage a Montalcino. Oltre ad aver imparato tanto e scambiato informazioni e opinioni, ci siamo anche divertiti molto con tanti momenti esilaranti.
Abbiamo bombardato di domande i produttori, ponendone forse anche alcune un po’ cattive…però la disponibilità è stata totale! L’organizzazione del Comitè de Champagne è stata formidabile, perciò sentivamo di essere supportati e di avere la strada spianata per le nostre discussioni.
Abbiamo visto vigne, colline bellissime, tanti tipi di terreni e tutte le concezioni dello Champagne. Dallo stile ossidativo, creato dall’invecchiamento dei vini base in botti volutamente non sigillate, a quello classico, senza ossidazione, sempre con l’utilizzo delle botti. Dall’impiego dei lieviti selezionati per le fermentazioni, all’uso dei lieviti indigeni per le fermentazioni spontanee e magari anche per la seconda fermentazione in bottiglia. Dall’utilizzo del tappo corona a quello di sughero per l’affinamento sui lieviti. Abbiamo assaggiato cuvee create con i tre vitigni principali e cuvee monovitigno assemblate con vini provenienti da terreni diversi. Grandi millesimi del passato, dal 2012 al 2010 e fino al 1996, con sboccature recenti e vecchie di 12 anni.
Ringrazio moltissimo i miei compagni di viaggio!
Luca Sarais del Wine bar “Cantine Isola” di Milano, Pietro Palma dell’enoteca “To Wine” di Prato, Mattia Manganaro di “Biesse Wine” a Brescia, Filippo Carraretto dell’enoteca “La mia cantina” di Padova, Luca Civerchia di “RossoIntenso” di Jesi.
Ultimo, ma non certo per importanza, un grande ringraziamento a Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia, che ci ha accompagnato ovunque e ha fatto parte anche lui della squadra!